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al testo di Fabrizio Bregoli
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Così lo udii pregare: «Oggi nasci. Ne sei sicuro? Lasci un placido lago tra le tenebre al prezzo d’un respiro. Sottili palpebre sono la distanza fra te e il sole. Così - raccontano – un guscio denso, opaco di greve materia si schiuse nel buio ringhiò e fuggì uno scoppio di luce. E accalappiò lo spazio col guinzaglio del tempo e furono galassie, stelle, alberi, mare. E chiamarono quella vastità inesplorata intoccabile il nulla. Da quella pienezza tu giungi da dove tutto è incompiuto e galassie, stelle, alberi, mare, uomini gli uomini sono il nulla che dovrai esplorare. Tutto, conoscerai tutto la sua sterminata nullità.» Si deterse la fronte, pianse e svanì. |
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